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Irina Palm - Scheda del film

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Giovedì 5 marzo 2009 – Scheda n. 19 (777)

 

Irina Palm

 

Regia: Sam Garbarski.

 

Titolo originale: Irina Palm.

 

Sceneggiatura: Sam Garbarski, Philippe Blasband, Martin Herron.

Fotografia: Christophe Beaucarne.

Montaggio: Ludo Troch. Musiche: Ghinzu.

Interpreti: Marianne Faithfull (Maggie/Irina Palm), Miki Manojlovic (Mikky),

Siobahn Hewlett (Sarah), Kevin Bishop (Tom),

Dorka Gryllus (Luisa), Jenny Agutter (Jane), Corey Burke (Olly).

Produzione: Entre chien et loup. Distribuzione: Teodora Film.

Durata: 103’. Origine: Gran Bretagna, 2007.

 

 

Sam Garbarski

 

Nato a Planegg, in Baviera, nel 1948, ha cominciato nella pubblicità, poi ha diretto, nel 1997, il suo primo corto, La Dinde, seguito da altri due La Vie, la mort & le foot (2000) e Joyeux Noël, Rachid (2000). L’esordio nel lungometraggio arriva con Le Tango des Rashevski (2004). Irina Palm è il suo secondo film, accolto trionfalmente al festival di Berlino e poi al Torino Film Festival. Sentiamo Garbarski: «Mi sono innamorato dell’idea del mio amico sceneggiatore Philip Blasband di girare una specie di tragicommedia romantica politicamente scorretta. Quando poi abbiamo sviluppato la storia, ci è stato chiaro che sarebbe stato un progetto davvero difficile da finanziare. E così è stato: c’è voluto tanto, tanto tempo. La sceneggiatura addirittura esisteva prima che iniziassi a scrivere il mio primo film, Le Tango des Rashevski. È sempre la solita storia: tutti cercano una sceneggiatura originale, ma, quando salta fuori, tutti si spaventano.... Maggie è una donna semplice, buona e generosa. Non ha un grande bagaglio culturale, né ha avuto occasione di viaggiare. Sposata con il suo primo ragazzo, gli è rimasta fedele perfino dopo la sua morte. Maggie, che non avrebbe mai nemmeno immaginato che potesse esistere quel genere di lavoro, lo accetta semplicemente perché non vede altra soluzione e anche perché è un po’ ingenua. La sua scelta è totalmente innocente. Nella sua testa, sta semplicemente facendo un lavoro per guadagnare il denaro per le cure mediche di suo nipote. Inoltre, non può uscirne fuori a causa dell’accordo fatto con il  proprietario del locale, Miki. Maggie è una donna meravigliosa che compie un vero sacrificio, ma è anche una persona che prende sul serio gli impegni, finendo per avere un grande successo e per cambiare la sua vita... Ero in volo e leggevo un articolo su Marianne Faithfull impegnata in Marie Antoinette di Sofia Coppola. Appena atterrato, ho chiamato il mio produttore e anche lui era d’accordo sul fatto che fosse perfetta. Tutti erano d’accordo. Mi sono giunte voci che Sofia era molto soddisfatta del lavoro di Marianne, così contattammo il suo agente e gli mandammo la sceneggiatura. Ventiquattro ore dopo ci richiamò per dirci che Marianne si era innamorata del copione e voleva incontrarci. Appena ce ne fu l’occasione, il produttore ed io capimmo subito che Marianne era Maggie. Era lei».

 

La critica

 

Se non sapete nulla del film, non leggete questa recensione. Vedetevi prima il film, che merita. Non guastatevi la sorpresa di scoprire la commovente e sessualmente strabiliante storia di Irina Palm. Inghilterra suburbana. Famiglia in difficoltà. Papà e mamma giovani, il bambino in ospedale con una malattia che si può curare solo in Australia ma il viaggio e le cure costano troppo. Per fortuna c’è la nonna: una Marianne Faithfull che gira sempre un po’ curva, con indosso sempre lo stesso paltò viola, con la stessa faccia mansueta di chi fatica a tirare avanti: ma anche con dentro il vecchio e indomito spirito da rockettara pronta a ogni impresa. È lei a trovare il modo di mettere insieme i soldi per il nipotino. In un posto che non avrebbe mai immaginato e in una maniera che non si sarebbe mai sognata: in un locale di Soho, il Sexy World, e con lavoretti di mano. I clienti infilano l’affare in un buco del tramezzo e lei, dall’altra parte, con indosso un grembiulino da casalinga neanche un po’ inquieta, li fa venire con le sue mani dal soft touch, mani che diventano presto esperte e richiestissime. Il manager slavo Miki, l’attore di Kusturica Miki Manojlovic, navigato talent scout nel ramo, intuisce le doti nascoste della signora, punta su di lei e le inventa un appropriato nome d’arte: Irina perché sa di esotico, Palm perché il segreto dell’inedito mestiere sta nel vellutato palmo delle sue mani fatate. Risultato: nel corridoio si fa lunga la fila per la sconosciuta specialista che deve fare gli straordinari tanto che le viene diagnosticata una malattia professionale, il gomito del pene. Mélo familiare, commedia castamente sexy (omnia munda mundis), ritratto alla Ken Loach di un’umile e determinata rappresentante della sex working class. Passato al Festival di Torino con grande successo, a nostro personalissimo parere, il film meritava l’ex aequo per il Premio Cipputi, cioè per un film sul mondo del lavoro: avrebbe aggiunto un tocco di sensuale grazia al lavoro vincitore, il bel documentario proletario In fabbrica di Francesca Comencini.

BBruno Fornara, Film TV, dicembre 2007

 

C’è la volgarità e c’è la trivialità. Non sono due cose da confondere, perché la prima si riferisce al modo in cui viene trattato un determinato argomento, mentre la seconda - la trivialità - sta a indicare il contenuto di quel determinato argomento. E siccome nella vita con le cose triviali dobbiamo fare i conti tutti i giorni (perché la vita è fatta anche di questo, a cominciare dalla sessualità e dalla corporeità delle persone), il vero discrimine, almeno quando si parla di cinema, diventa il modo in cui gli argomenti triviali vengono raccontati dalla macchina da presa. (...) Irina Palm fa parte della prima categoria, anche se Sam Garbaski non è certo un Billy Wilder e il distributore italiano, la solitamente beneducata Teodora, non ha saputo resistere alla tentazione del doppiosenso, aggiungendovi un inutile sottotitolo: Il talento di una donna inglese. Il bello del film è invece il fatto che quel talento, nascosto nelle mani della protagonista e di cui fanno esperienza i frequentatori di un peep show londinese, è raccontato senza nessuna ombra di volgarità. Nonostante la trama sia tutta costruita su argomenti che più triviali non si potrebbe. (...) Lei è Maggie e ha il volto oggi un po’ fanée di Marianne Faithfull, ex star del rock inglese (era lei «Sister Morphine» dei Rolling Stones) entrata nei panni di una anonima casalinga dell’estrema periferia londinese (...). E Maggie si troverà così ad affrontare un impensato successo professionale (per le sue mani i clienti fanno la coda, e per uscire dall’anonimato il gestore la ribattezza «Irina Palm») ma anche a dover respingere il disprezzo del figlio, che non vorrebbe accettare soldi guadagnati in quel modo, e il moralismo delle amiche, che non vogliono più dividere tè, pasticcini e giochi di carte con l’amica peccaminosa. Piccoli (o grandi) contraccolpi di una tardiva carriera da «pornostar» che innescano alcuni momenti di autentico divertimento: le migliorie domestiche che Maggie porta al suo squallido luogo di lavoro, le domande delle amiche sugli «oggetti» delle sue attenzioni, l’offerta in stile «antico romano» che le fa un imprenditore concorrente, la curiosità delle zitelle del villaggio. Eppure, nonostante l’argomento che potrebbe scivolare ad ogni scena nella più risaputa delle pochade, Irina Palm resta miracolosamente al di qua della linea rossa della volgarità. Anzi, lungo tutto il film si respira un’aria malinconica e dimessa che ben si adatta al personaggio della Faithfull, tipica rappresentante di quella working class maltrattata dalla Thatcher e non molto risarcita da Blair. Ma soprattutto indicativa di una moralità ancora legata alle apparenze e ai diktat del perbenismo, contro cui Maggie/Irina finisce per condurre una lotta silenziosa ma testarda, come se non avesse per niente dimenticato quella voglia di ribellione e di libertà, anche sessuale, di cui la Faithfull anni Sessanta aveva fatto la propria bandiera. Certo, si dovrebbe anche parlare della furbizia del film, del suo ridurre molto a macchietta o della sua «prudenza» nello scavare dentro certe situazioni, ma è anche vero che la discesa di Maggie negli «inferni» del sesso a pagamento è raccontata come una favola fuori dal tempo, dove il lieto fine è d’obbligo e la scoperta della propria abilità nel dare piacere è vista come una specie di «elisir di giovinezza» con poca malizia e nessun peccato.

PPaolo Mereghetti, Il Corriere della Sera, 7 dicembre 2007

 

Irina Palm, a sentimental film with a raunchy premise, uses the world’s oldest profession as a hook to generate interest in some equally venerable movie conventions. Genially preposterous and pleasantly diverting, it balances calculation against humanity and generally comes out on top. A key reason for Irina Palm’s success is the actress who plays the title role. That would be the British singer and performer Marianne Faithfull, more than 40 years past her pop-charts debut with the classic “As Tears Go By”, who against some odds has found something involving in this role. The odds are great because Faithfull, whose life, including a much-publicized relationship with Mick Jagger, has been eventful enough to inspire two memoirs, is called on to play an Englishwoman who starts out as dowdiness and timidity personified. (...) Faithfull, recently seen as Austrian empress Maria Theresa in Sofia Coppola’s Marie Antoinette, seems to have been truly tickled to play a part so removed from her image, and she is earnestness herself as a woman who so applies herself to the task that she develops a bad case of what’s described as “penis elbow”.

KKenneth Turan, The Los Angeles Times, 28 marzo 2008

 

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