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Dietro i candelabri - Scheda del film

 

 

in collaborazione con:

 

CINEMA SOCIALE  S.O.M.S. Società Operaia di Mutuo Soccorso Omegna

PIEMONTE AL CINEMA – IL CINEMA DIFFUSO
Promosso da Regione Piemonte, AIACE, AGIS

 

Giovedì 30 ottobre 2014 – Scheda n. 4 (925)

 

 

 

 

 

Dietro i candelabri

 

 

Titolo originale: Behind the Candelabra

 

Regia: Steven Soderbergh

 

 Sceneggiatura: Richard LaGravenese. Fotografia: Steven Soderbergh.

Musica: Marvin Hamlisch. Montaggio: Steven Soderbergh.

 

Interpreti: Michael Douglas (Liberace), Matt Damon (Scott Thorson),

Dan Aykroyd (Seymour Heller), Scott Bakula (Bob Black),

Rob Lowe (Dott. Jack Startz), Debbie Reynolds (Frances Liberace),

Tom Papa (Ray Arnett), Paul Reiser (Mr. Felder).

 

Produzione: Hbo Films. Distribuzione: 01.

Origine: Usa, 2013. Durata: 118’.

 

 

Steven Soderbergh

 

 

Nato nel 1963 ad Atlanta (Georgia, Usa), Steven Soderbergh si è costruito una singolare, prolifica e labirintica carriera a Hollywood, passando da film di forte impegno commerciale (soprattutto interpretati dall’amico George Clooney) a piccoli film indipendenti e a film ancora più minuscoli, quasi privati. Comincia a fare cinema al liceo e gira il primo corto in 16 mm, Janitor. Poi parte per Hollywood e lavora come freelance, torna a casa, scrive soggetti su soggetti e finalmente il gruppo rock degli Yes gli chiede di girare un documentario su di loro. Il video Yes: 9012 Live (1986) viene candidato ai Grammy e fa conoscere Soderbergh.  Nel 1989, il suo lungometraggio d’esordio Sesso, bugie e videotape vince la Palma d’oro a Cannes. Del 1992 è Delitti e segreti, poi tutti di fila Piccolo grande Aaron (1993), Torbide ossessioni (1995), Schizopolis (1997), Out of Sight (1998), L’inglese (1999). Altri successi sono Erin Brockovich e Traffic (2001), Oscar per la regia. In Ocean’s Eleven (2001) ci sono tutti gli attori del suo clan, Clooney, Pitt, la Roberts, Damon, Garcia. Nascono due seguiti, Ocean’s Twelve (2004) e Ocean’s Thirteen (2007). Dirige ancora Clooney nel deludente Solaris (2002), gira la commedia Full Frontal (2002) e un episodio di Eros (2004, gli altri episodi sono di Antonioni e Wong Kar-wai). Arrivano l’indipendente Bubble (2006) e Intrigo a Berlino (2006). Come produttore fa film importanti: Lontano dal paradiso (2002), i due film diretti da Clooney, Confessioni di una mente pericolosa (2002) e Good Night, and Good Luck (2005), poi Syriana (2005) e Vizi di famiglia (2005). Nel 2008 dirige un dittico su Guevara, Che - L’argentino e Che - Guerriglia. Del 2009 sono la  commedia The Informant e The Girlfriend Experience. Nel 2011 presenta a Venezia Contagion. Nel 2012 esce Knockout - Resa dei conti. Nel 2013 arrivano Side Effects, Magic Mike e questo Dietro i candelabri, presentato al festival di Cannes.

 

 

La critica

 

 

Il nome di Liberace oggi non dice più molto, ma negli anni Sessanta e Settanta fu uno dei protagonisti della scena musicale statunitense e uno degli artisti più pagati. Se non addirittura il più pagato in assoluto. Entrava in scena con un candelabro di Boemia sul pianoforte a coda (un’idea presa da L’eterna armonia, biografia superkitsch di Chopin), vestito con cappe di pelliccia e abiti di strass e faceva impazzire le donne di mezz’età, talmente affascinate dai suoi eccessi (e dalla sua indiscutibile abilità di pianista) da non accorgersi della sua omosessualità. Il suo personaggio e il libro di memorie del suo compagno Scott Thorson hanno spinto Soderbergh a sceglierlo come soggetto del suo ‘ultimo’ film (anche se a Cannes ha un po’ rettificato il tiro, dicendo che vuole solo prendersi ‘una pausa di riflessione’). Che non poteva intitolarsi che Behind the Candelabra, Dietro i candelabri. Perché l’idea è proprio quella di svelare che cosa si nascondesse dietro un artista che aveva costruito la sua immagine con una cura maniacale, negli anni in cui la ‘società dello spettacolo’ cambiava pelle e cominciava a imporre le sue regole dittatoriali, a partire da un sogno di ‘eterna giovinezza’ che spinse Liberace a sottomettersi a una operazione di chirurgia estetica. La sceneggiatura di Richard LaGravenese ricostruisce l’incontro tra il pianista e l’aspirante veterinario Scott per seguirli poi fino alla rottura traumatica, dopo più di dieci anni di convivenza more uxorio, e la regia di Soderbergh mette tutto in scena con corretta professionalità (e qualche limite per la mancanza di produttori cinematografici: chi finanzia è infatti la rete criptata Hbo). Ma a dare al film la sua marcia in più è l’eccezionale prova dei due protagonisti, Michael Douglas nei panni di Liberace e Matt Damon in quella di Scott Thorson. Raramente capita di vedere due attori più a loro agio in un ruolo che definire spinoso è poco: non cadono mai nella macchietta pur rendendo alla perfezione la loro omosessualità, sanno passare dalla passione alle lacrime con una naturalezza sorprendente. E finiscono per oscurare un cast che vanta anche Dan Aykroyd (nel ruolo del manager Seymour Heller), Rob Lowe (in quella del chirurgo estetico) e Debbie Reynolds (in quella della madre di Liberace). E alla fine è difficile pensare a due candidati più meritevoli per vincere la Palma della recitazione maschile.

PPaolo Mereghetti, Il Corriere della Sera, 22 maggio 2013

 

 

Nessuno studio hollywoodiano ha avuto il coraggio di seguire Steven Soderbergh nel mondo ipersfarzoso e nelle contraddizioni profonde di Wladziu Valentino Liberace, Walter per i famigliari (italo-polacchi del Winsconsin), Lee per amici e amanti. Nemmeno con Michael Douglas nel ruolo del fiammeggiante, virtuosistico pianista (educato alla musica classica, professava uno stile autobattezzato ‘pop con un tocco di classici’, muovendosi tra il boogie woogie e l’adorato Chopin) e Matt Damon in quello del suo giovane autista/amante, Scott Thorson. Così il regista di Traffic (sul cui set sarebbe nata l’idea di affidare il ruolo di Liberace a Michael Douglas, dopo un’imitazione pare riuscitissima) e il produttore di Ocean’s Eleven, Jerry Weintraub, si sono rivolti alla rete cavo Hbo, e il film più ‘lussuoso’ di Soderbergh dai tempi degli Ocean, in Usa arriverà solo in televisione. Magnificamente anacronistico nell’era della legalizzazione dei matrimoni gay e di un immaginario omosessuale meno outré (eccessivo) di quello rappresentato da Liberace (che comunque fino alla morte si professò etero), Behind the Candelabra (il secondo americano finora in concorso a festival di Cannes) è adattato dall’omonimo libro di Thorson e raccontato dal suo punto di vista. Cresciuto sballottato tra orfanotrofi e adozioni temporanee, Thorson allevava cani da cinema in California quando, sedicenne, conobbe Liberace durante un week end a Las Vegas. Nonostante sia in ottima forma, a quarantadue anni, Matt Damon non può passare per un teenager, ma l’aura di (quasi cocciuta) naiveté che dà al suo personaggio nel corso di tutto il film funziona, e sfuma un po’ agli occhi del pubblico la realtà di un sessantenne (Liberace era nato nel 1919, il film inizia nel 1977) che seduce un ragazzino. Lavorando di grande dettaglio sulla voce, i movimenti e l’istinto infallibile che Liberace aveva per il glamour del palcoscenico (persino Elvis sarebbe stato influenzato da lui), Douglas usa benissimo la sicura naturalezza datagli dal suo sangue blu hollywoodiano per interpretare un uomo per cui indossare parrucche, maxipellicce di ermellino, corsetti damascati rosso fragola e scarpette di broccato era cosa di tutti i giorni. Il suo Liberace ‘è’ sopra le righe, ma non si comporta come tale. E su questo registro di equilibrio assoluto funziona il genio del film. La scintilla tra i due scoppia quando Scott si offre di aiutare a curare uno dei barboncini del pianista, che è diventato cieco. In breve, abbandona la casa dei genitori adottivi e si trasferisce a Vegas da Lee, dove, formalmente assunto come autista/segretario/factotum  rimpiazza prima il boyfriend precedente e, dopo un po’, anche l’inamovibile maggiordomo. Nello stravagante palazzo/ranch di Liberace, pieno di ori e pianoforti mai usati, e accudito da un manipolo di helpers tra cui spicca l’ineffabile manager ebreo Seymour Heller (Dan Aykroyd), la vita tra i due (il rapporto durò 5 anni) è una buffa combinazione tra Rolls Royce e pop corn, orge di shopping miliardario e pomeriggi passati sul divano a guardare repliche delle apparizioni tv di Liberace, cucina fatta in casa e perizoma con gli strass. Insieme al sesso, agli sfarzi, alla tenerezza e alle banalità del quotidiano, a un certo punto, Lee e Scott iniziano anche a condividere un chirurgo, il dottor Startz (Rob Lowe, incredibile), al cui bisturi Liberace affida il progressivo ringiovanimento del suo volto e, in un momento particolarmente crudele, anche quello di Scott, che vuole più magro e trasformato a sua immagine e somiglianza, da giovane. Vien da ridere solo a immaginarsi la faccia degli executive hollywoodiani quando arrivavano a questo punto della sceneggiatura di Behind the Candelabra...

Ma Soderbergh (come al solito dietro alla macchina da presa, che muove con grande discrezione rispetto agli ultimi film) e i suoi attori si fermano genialmente alla soglia del precipizio macabro-grottesco. O forse ci si buttano dentro così radicalmente che non ce ne si accorge più. Difficile dire...

Almeno per un po’, evita il precipizio anche la love story suburban di Lee e Scott. Ma le storie finiscono, non importa se si hanno tutti i giocattoli del mondo. E Liberace, che aveva promesso addirittura di adottarlo, si stufa di Scott. Un giovane ballerino biondo ha catturato la sua attenzione: per l’ex trainer di cagnolini scatta l’eject. Lui fa causa ma gli portano via tutto, meno i vestiti, una pelliccia e gli anelli (che però si era già venduto per pagare un’abitudine alla droga accumulata a forza di pillole dimagranti). Il tempo passa. Impiegato in un ufficietto di spedizioni, Scott riceve un giorno una chiamata di Lee: è malato. Quando lo va a trovare sta morendo, di Aids (ma dirà che è stato un attacco cardiaco). ‘Però sei stato quello che mi ha reso più felice’. ‘Anche tu’. Lee e Scott, una love story... dopo tutto.

GGiulia D’Agnolo Vallan, Il Manifesto, 22 maggio 2013

 

 

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