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Moka noir - Scheda del film

 

 

 
 

 

in collaborazione con:

 

CINEMA SOCIALE

S.O.M.S. Società Operaia di Mutuo Soccorso Omegna


PIEMONTE AL CINEMA – IL CINEMA DIFFUSO

Promosso da Regione Piemonte, AIACE, AGIS
 

 

 

Giovedì 12 marzo 2020 – Scheda n. 20 (1076)

 

 

 

 

Moka Noir:

a Omegna non si beve più caffè

 

 

 

Regia: Erik Bernasconi

 

Soggetto e sceneggiatura: Erik Bernasconi e Matteo Severgnini.

Fotografia: Ariel Salati. Montaggio: Samir Samperisi.

Suono: Edgar Iacolenna. Musica: Zeno Gabaglio.

Picture design: Davide Legittimo. Sound design e missaggio Riccardo Studer.

 

Interpreti: operai, dirigenti, proprietari, sindacalisti delle fabbriche, cittadini di Omegna.

 

Produzione: Elda Guidinetti, Mara Manzolini, Andres Pfäffli,

Ventura film sa, RSI Radiotelevisione svizzera, SRG SSR.

Durata: 93’. Origine: Svizzera, Italia, 2019.

 

 

Una serata molto speciale

 

 

Nella lunga storia del Cineforum di Omegna, cominciata nel 1963 - ben 57 anni fa -, non era mai successa una cosa simile. Stasera presentiamo un film pensato, scritto e girato qui a Omegna, co-sceneggiato da un omegnese socio del Cineforum, Matteo Severgnini, interpretato da omegnesi purosangue, donne e uomini, alcuni dei quali e delle quali sono anche soci e socie del Cineforum. Chissà: possiamo addirittura pensare che sceneggiatore, attori e attrici abbiano appreso l’arte del cinema qui al Sociale e al Cineforum. Moka Noir è di produzione svizzera ticinese, ed è stato presentato in prima mondiale alla Festa del Cinema di Roma pochi mesi fa. Siamo felici di mostrare in uno dei nostri giovedì questo bel film, nero come dice il titolo e come è il caffè, film che ripercorre con intelligente passione e qualche giusta e preziosa nota di nostalgia un lungo e glorioso periodo della storia industriale, sociale e umana della nostra città. Ringraziamo la produzione, il regista, lo sceneggiatore Matteo, tutti i tecnici: facciamo un applauso di cuore a loro e a tutte le persone che hanno partecipato al film, tutta gente che ha fatto grande il distretto industriale del casalingo con la Bialetti, la Girmi, la Irmel, la Lagostina, la Piazza, l’Alessi. Ringraziamo gli attori e le attrici: molti di loro sono nostri amici e amiche, tutti sono bravi e brave.

 

 

Erik Bernasconi

 

 

Nato a Locarno nel 1973, Erik Bernasconi ha conseguito nel 1999 il diploma di Letteratura Italiana all’Università di Friborgo. Dopo alcuni seminari di regia in ambito teatrale, intraprende gli studi al Conservatoire Libre du Cinéma Français di Parigi, dove ottiene il diploma di assistente di regia nel 2004. È membro fondatore dell’associazione di cineasti indipendenti “tiKINÓ” e membro dell’Associazione dei Cineasti Svizzeri (ARF/FDS). Ha debuttato con il cortometraggio Fenêtre, selezionato nella sezione Pardi di domani al Festival del Film di Locarno nel 2004. Nel 2007 scrive la sceneggiatura e dirige Sinestesia, film prodotto dalla Imagofilm Lugano nel 2010 che ha ricevuto tre nomine per il Premio del Cinema Svizzero “Quartz 2010”. Del 2014 è Fuori mira. Nel 2019 arriva Moka Noir.

Sentiamo Bernasconi: «Nel 2010 mi trovavo al Festival di Stresa per il mio film Sinestesia e uno spettatore, Matteo Severgnini, mi ha avvicinato per dirmi che aveva una storia su Omegna, una cosa che aveva vissuto e che mi voleva raccontare. Invito raccolto. Mi sono messo a visitare le fabbriche dismesse di grandi aziende nate nel secolo scorso, quelle del ‘distretto del casalingo’, Bialetti, Lagostina, Alessi, passate dal boom economico alla globalizzazione, alla delocalizzazione e alla crisi. Erano voci che ho sentito di dover riportare, sviluppando il discorso, incontrando le persone, i sindacalisti, gli operai. Mi è sembrato che raccontare la storia di quella cittadina potesse provare a spiegare cosa succede al lavoro in Occidente, naturalmente con gli strumenti di cui dispongo...

Moka Noir è un documentario in bianco e nero. Non tutti ne vedono il potenziale. È una scelta abbastanza discussa. Io sono sceneggiatore e regista: sono arrivato al cinema come sceneggiatore. Dico sempre che se mi è stata data l’opportunità di fare il mio primo film quando ancora dovevo dimostrare le mie qualità, la cosa si deve al fatto che ho convinto con una sceneggiatura e quindi con la scrittura. Arrivo da una formazione letteraria e da un sogno giovanile che era quello di fare lo scrittore. Devo però anche dire che scrivendo per il cinema spesso si va dritti a ciò che si può far vedere; scrivere è uno strumento centrale per anticipare a chi ha un ruolo in quello che sarà il film, compresi i finanziatori, tutto quel che si promette di poter far vedere e sentire...

Non a caso, il mio primo film Sinestesia nasce da un concorso del Canton Ticino. Ricordo che anche lì mi ritagliai otto giorni d’estate per scrivere un soggetto che forse, non ci fosse stato quel concorso, non avrei mai scritto. La buona sorte volle che vinsi ex aequo e il progetto ebbe l’occasione di diventare realtà. Quindi non posso che dire “ben vengano i concorsi”...

Moka noir l’abbiamo presentato alla Festa del Cinema di Roma. Il titolo richiama sia la caffettiera Bialetti, la Moka, sia il caffè nero e forte, sia il bianco e nero del film che è anche il modo di mostrare il punto di arrivo, in nero, di una storia industriale che è stata grande ed è quasi finita.  Adesso sono al primo stadio di scrittura di una possibile serie tv e sto lavorando a due film di finzione, che si trovano in varie versioni. Sto scrivendo...

Mi guardo in giro e quello che vedo è una nuova generazione che si preoccupa dell’ambiente in modo globale. È una grande novità che al mondo forse porterà una voglia di stare assieme in modo meno sospettoso. Intere generazioni di giovani, mai scese in piazza a lamentarsi di nulla, oggi scendono in piazza e si lamentano. Scendono anche per noi, che lo abbiamo fatto assai meno. Stanno recuperando il ruolo civile, e tutto questo mi provoca una certa gioia».

 

 

La critica

 

 

Omegna, cittadina di poco più di 15.000 abitanti, nel ’900 è stata il centro di produzione di diversi prodotti nel settore del casalingo. Nomi come Bialetti, Alessi, Piazza, Lagostina hanno fatto il giro del mondo con prodotti di qualità. Le crisi economiche e la globalizzazione hanno creato effetti devastanti in questo microcosmo industriale lasciando dietro di sé stabilimenti abbandonati o acquisizioni da parte di holding straniere. Erik Bernasconi non è originario di Omegna e, una volta individuato il soggetto del proprio documentario ed effettuato le dovute ricerche, avrebbe potuto offrirci un interessante reportage sui mutamenti economici epocali e sul loro nefasto influsso su quest’area senza occuparsi d’altro. Compie invece una scelta diversa e molto più efficace. Organizza la sua indagine come una detection, una indagine alla ricerca dell’“assassino” (o degli assassini) delle attività produttive della città e, indossati i panni dell’investigatore, si mette ad indagare. Si avverte però sin dalle prime inquadrature che la sua non è solo una ricerca storico archivistica o, al più, di memorie di chi c’era e c’è ancora. Si comprende che Bernasconi ha voluto conoscere le persone che fa parlare, siano esse l’industriale o il barbiere, si è inserito nella vita attuale della cittadina non limitandosi a realizzare un’opera sull’archeologia produttiva. Anche se la qualità visiva del film (un più che efficace bianco e nero) ci consente di apprezzare, seppure con malinconia, questi monumenti di archeologia industriale che un tempo ‘vivevano’ grazie alla presenza di uomini e donne che lavoravano al loro interno. Tra i tanti, c’è un ulteriore elemento che il regista ha saputo evidenziare: il fatto che quelle aziende fossero nate con una conduzione familiare che, grazie a spirito imprenditoriale ed inventiva, hanno esportato “omini con i baffi” e “linee” realmente in tutto il mondo. Non manca poi la rilettura delle lotte operaie degli anni ‘caldi’ della contestazione nonché la verifica di come abbiano in qualche misura lasciato il segno. In un piccolo mondo (non antico alla Fogazzaro però) dove tutti conoscono tutti ci sono cose che non si dimenticano e che ancora oggi possono riemergere. In un territorio in cui la delocalizzazione (termine raffinato per definire lo sfruttamento del lavoro operato in luoghi che lo consentono con pochi controlli) ha lasciato praticamente il vuoto.

GGiancarlo Zappoli, mymovies.it, 22 ottobre 2019

 

Alla Festa del Cinema di Roma c’è stata l’anteprima mondiale di Moka Noir, il nuovo documentario di Erik Bernasconi. Un’indagine sulla scomparsa dell’industria del casalingo a Omegna, tanto prospera nel secolo scorso. Cittadina di circa 15.000 abitanti sulla sponda nord del lago d’Orta della provincia Verbano-Cusio-Ossola, nel novecento Omegna fu il centro di un importante distretto del casalingo. Nomi come Bialetti, Alessi, Lagostina e Piazza, sfruttando il boom economico del dopoguerra e sperimentando innovativi metodi di comunicazione, esportarono i loro oggetti nelle cucine di tutto il mondo. Come spesso capita, la crisi economica, i cambiamenti generazionali e naturalmente la globalizzazione, hanno creato effetti devastanti in questo microcosmo industriale. Gli anni d’oro finirono lasciando un immenso vuoto.  Soprattutto stabilimenti abbandonati. Su questa disgregazione, il ticinese Erik Bernasconi, ha girato Moka Noir, presentato alla Festa del Cinema di Roma. Il documentario, prodotto dalla Ventura film di Meride, è stato sceneggiato da Bernasconi insieme a Matteo Severgnini. Come si evince dal titolo, gli autori hanno pensato a un “noir” per capire le ragioni del dissesto di un distretto che nel novecento era vivo e vitale. Erik Bernasconi nel suo documentario ci fa conoscere anche le persone che vivono oggi della cittadina e che di quell’epoca hanno solo uno sbiadito ricordo. Non si è dunque limitato a realizzare un’opera “sull’archeologia produttiva”. Va però detto che la qualità visiva del film (bianco e nero) permette comunque di sentire tutta la malinconia di un luogo oggi abbandonato.

ttvsvizzera.it/fra con RSI, novembre 2019

 

 

 

 

 

 

 

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Il gioco delle coppie

 

 

 

 

 

 

Ritorna al Cineforum il bravo Olivier Assayas con Il gioco delle coppie che in originale è più delicatamente Doubles Vies, Doppie vite.

“Un film di idee”, ha detto Assayas. E di parole, aggiungiamo noi. Parole sulla scrittura, sull’editoria, sui libri di carta, sugli e-book, sull’amore, sulla vita di coppia e di coppie. Una commedia molto ironica. Il caos dei discorsi. Il respiro della vita. Avventure e disavventure.

Divertente e allegramente pensieroso.

Durata: 107 minuti.

 

 

 

 

Giovedì 19 marzo, ore 21

 

Cinema Sociale di Omegna

 

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