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Jojo Rabbit - Scheda del film

 

 

 
 

 

in collaborazione con:

 

CINEMA SOCIALE

S.O.M.S. Società Operaia di Mutuo Soccorso Omegna

 

 

Giovedì 18 novembre 2021 – Scheda n. 4 (1087)

 

 

 

 

 

Jojo Rabbit

 

 

 

Titolo originale: Jojo Rabbit

 

Regia e sceneggiatura: Taika Waititi

Fotografia: Mihai Mălaimare Jr. Musica: Michael Giacchino.

 

Interpreti: Roman Griffin Davis (Johannes “Jojo Rabbit” Betzler),

Thomasin McKenzie (Elsa Korr), Taika Waititi (Adolf Hitler),

Rebel Wilson (Fräulein Rahm), Sam Rockwell (capitano Klenzendorf),

Scarlett Johansson (Rosie Betzler), Archie Yates (York).

 

Produzione: Fox Searchlight Pictures, Piki Films. Distribuzione: 20th Century Fox Italia, Walt Disney Studios.

Durata: 108’. Origine: Nuova Zelanda, 2019.

 

 

Taika Waititi

 

 

Padre maori, madre di discendenza ebraico-russa, Taika Waititi è una figura strana e attraente. Nato nel 1975, ha studiato teatro, ha fatto parte del gruppo comico So You’re a Man, di scarso successo, mentre di successo ne ha assaporato parecchio, sempre con la comicità, nel duo The Humourbeats con Jemaine Clement, vincendo il più importante premio neozelandese assegnato ai comici, il Billy T Award, nel 1999. Nel 2005 il corto da lui scritto e diretto Two Cars, One Night è stato candidato all’Oscar per il miglior cortometraggio. Nel 2007 dirige il primo lungometraggio, Eagle vs Shark e scrive e dirige due episodi della serie Flight of the Conchords. Il secondo lungometraggio, Boy, è stato presentato al Sundance Film Festival nel 2010 ed è diventato il maggior incasso di sempre in Nuova Zelanda. Nel 2013 ha co-diretto e interpretato il mockumentary [un documentario fasullo, ndr] Vita da vampiro - What We Do in the Shadows, ancora insieme a Jemaine Clement. Dopo Selvaggi in fuga, è stato scelto dai Marvel Studios per dirigere il film Thor: Ragnarok (2017). Infine nel 2019, ha diretto Jojo Rabbit, interpretato da Scarlett Johansson e Sam Rockwell. Il film ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Alcuni suoi lavori sono rimasti bloccati dalla pandemia. Nel 2021 è uscito il corto Save Ralph della Humane Society International, in cui Waititi doppia il protagonista che è un coniglio da laboratorio! Taika Waititi è inoltre regista e sceneggiatore di un quarto film dedicato a Thor dal titolo Thor: Love and Thunder e di un futuro film della serie degli Star Wars. Sta anche scrivendo un film su Flash Gordon.

Ecco alcune sue dichiarazioni. «Fu mia madre ad aver letto per prima il libro. Me lo descrisse come la storia di un bambino che non ha mai visto un ebreo in vita sua, sa solo ciò che gli è stato insegnato dalla propaganda e poi incontra una ragazza ebrea sotto il tetto di casa. Dunque ai suoi occhi la ragazza è un vero e proprio mostro e lui è impietrito al solo pensiero che gli stia così vicino ma alla fine scopre che questa creatura è in realtà un essere umano. E la sola idea di un bambino il cui mondo veniva messo sotto sopra era già abbastanza perché volessi raccontare la sua storia. Ma io non sono capace di fare un film che sia solo drammatico, sono vecchio e non voglio essere depresso e in linea con il mio stile di storytelling, ho voluto aggiungere sia l’elemento umoristico che quello fantastico...

Non avevo la minima intenzione di interpretare Adolf Hitler, è stata la casa di produzione a volerlo. Credo che se avesse avuto la parte un attore più famoso, avrebbe finito per eclissare la storia, dunque sono felice di come siano andate le cose. Ma ammetto che per me è stato imbarazzante dover dirigere un film e farmi ascoltare dagli attori mostrandomi con quella divisa e quell’aspetto. Non ho neppure dato la soddisfazione di fare una ricerca sul personaggio, su quella che fosse la sua fisicità o altro, ho semplicemente deciso di interpretarlo come lo farebbe un bimbo di 10 anni perché in fine dei conti è il prodotto dell’immaginazione di un bimbo di quell’età. In questo modo è stato tutto più sopportabile...

Ottanta anni fa Charlie Chaplin usciva con Il grande dittatore. Jojo Rabbit segue la tradizione di persone molto intelligenti che sanno usare la commedia: uno dei mezzi più potenti per combattere l’intolleranza e i regimi. Una risata riesce a disarmarti, ti rende più ricettivo alle idee e in questo modo si possono dire parecchie cose. Credo che adesso più che mai l’uso della commedia sia un mezzo sofisticato e in una storia come questa diventa molto importante...

Scarlett Johansson? È bella, divertente, buffa, è una madre, è protettiva, ed era la persona perfetta per il ruolo. Quando sono diventato un genitore ho capito che in tempo di guerra si farebbe qualsiasi cosa per far sì che il proprio bambino non cresca coi valori sbagliati e che non gli venga fatto un lavaggio del cervello...

Ho scritto questo film nel 2011 pensandolo come una riflessione su ciò che i bambini debbano passare durante la guerra e il modo in cui vedono gli adulti, ciò che imparano da loro. Ho visto film ambientati durante la guerra che parlano di bambini, ma non ho mai visto la guerra raccontata attraverso gli occhi di un bambino e mi affascinava l’idea di raccontare la seconda guerra mondiale da questa prospettiva. Ma ci sono voluti degli anni prima di girare il film e ora che finalmente arriva al cinema è il 2019, tempi in cui si avverte sempre più questa intolleranza, in cui crescono i gruppi neonazisti e quelli di odio, poiché c’è sempre più gente che promuove tali sentimenti. Dunque Jojo Rabbit sembra avere ancora più rilevanza oggi di quando è stato scritto».

 

 

La critica

 

 

Della fantasia e dell’irriverenza di Taika Waititi si aveva avuto contezza all’uscita di Thor: Ragnarok, nel quale con la sfrontatezza tipica del neofita (in materia di supereroi) aveva osato l’inimmaginabile, facendo del figlio di Odino e dei suoi compari le vittime di una divertente quanto fracassona parodia dell’universo Marvel. Con Jojo Rabbit Waititi alza le proprie ambizioni confrontandosi con la Storia e trovando nella tragedia della Shoah e nella Germania nazista del 1945 elementi capaci di stimolarne l’affabulazione cinematografica. Il che, se da una parte gli consentiva di lavorare su un immaginario consolidato e sempre attuale sul versante emotivo e della cronaca dei nostri giorni, dall’altra lo metteva in una posizione non comoda per il fatto di doversi confrontare con un modello narrativo “costretto” all’interno di un unico canovaccio e quindi aperto al rischio della ripetizione. Un’opzione  non contemplata nel vocabolario del nostro autore, se è vero che nel riprendere in mano temi e situazioni già note, Jojo Rabbit ne stravolge le coordinate a partire dalla trovata di presentare il “diavolo” sotto mentite spoglie e cioè di fare di Adolf Hitler (cui presta il volto lo stesso regista) l’amico immaginario di Johannes Betzler detto Jojo (lo strepitoso Roman Griffin Davis), un bambino di dieci anni rimasto a vivere con la madre dopo la morte della sorella e la perdita del padre, ufficiale dell’esercito tedesco spedito al fronte e dato per disperso. Ma questo non basta, perché Waititi, ispirandosi al romanzo Come semi d’autunno (Caging Skies) di Christine Leunens, costruisce un film che utilizza iperboli e paradossi per raccontare con i toni della favola nera l’incontro tra Jojo, sposato anima e corpo con la gioventù hitleriana, ed Elsa (la brava Thomasin McKenzie) adolescente ebrea che Rose/Johansson, la madre del bambino, ha nascosto a sua insaputa nella loro casa. Esemplare a tal proposito è l’associazione tra le note di Komm, gib mir deine Hand, versione in lingua tedesca di I Want To Hold Your Hand cantata dai Beatles, e gli inserti d’archivio in cui assieme ai sottotitoli vediamo il Kaiser idolatrato dalla folla come una star del rock. Un’apertura che fa il paio con ciò che segue, ovvero il rovesciamento di quella baldanzosa e onnipotente rappresentazione, smontata pezzo dopo pezzo dalla versione ridicola e caricaturale che del leader nazista ne fa la proiezione mentale del protagonista. Una caratteristica, quella appena descritta, presente anche nella forma dialogica, scandita da allusioni e giochi di parole in cui gli stereotipi antisemiti propagandati dal Terzo Reich invece di essere omessi vengono sovraccaricati di significato al punto tale di depotenziarne i contenuti per farne lo strumento di un’eversione comica e surreale, capace di vincere la morte (comunque presente a vario titolo nel corso della storia), e almeno nel film, di prendersi  la rivincita sul Golem nazista. Senza tradire i fatti della Storia ma ricostruendola con l’inventiva del piccolo protagonista, Waititi compie un’operazione poetica simile a quella de La vita è bella di Roberto Benigni (peraltro citato nella scena in cui Rose per sviare i sospetti del figlio inizia a muoversi come faceva Benigni, simulando i gesti di una marionetta), trasformando l’orrore in un’avventura ludica e la tragedia in un romanzo di formazione. In questo senso Jojo Rabbit è anche il prodotto di una passione cinefila ad ampio raggio, capace di pescare dal Wes Anderson di Moonrise Kingdom - Una fuga d’amore, presente nel gusto coreografico delle sequenze campestri inerenti al raduno della gioventù hitleriana come pure nelle “miniature” con cui Waititi dà vita ai ruoli di contorno, dal capitano Captain Klenzendorf (Sam Rockwell), eccentrico e idealista quanto basta per farne un personaggio tipico del regista, agli strampalati membri della Gestapo incaricati di ispezionare la casa di Jojo. E ancora, pensando al buio dell’antro attraversato carponi dal bambino nella scena in cui Jojo vede per la prima volta Elsa e poi alla mano sulla cornice della porta dietro la quale si palesa un poco alla volta la sagoma della ragazza, la mente corre ad Alien, citazione che allude anche al condizionamento della dottrina di regime impartita al protagonista in virtù della quale Elsa, in quanto ebrea, è un’aliena inquietante e minacciosa. (...)

Ben venga dunque la scena finale, perfetta nel ristabilire il tono e lo stile del film, ancora una volta affidata al “non detto” della musica - Heroes di David Bowie - questa volta liberatoria e colma di speranza e corredata dal ballo a due con cui Jojo ed Elsa si congedano dallo spettatore.

CCarlo Cerofolini, 19 gennaio 2020, ondacinema.it

 

 


 

 

 

 

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La Cina di oggi: corruzione, movimento, caos, una specie di formicaio in agitazione. Un film da vedere e da assaporare.

Durata: 113 minuti.

 

 

 

 

 

Giovedì 25 novembre, ore 21

 

Cinema Sociale di Omegna

 

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