in collaborazione con:
CINEMA SOCIALE – S.O.M.S. Società Operaia di Mutuo Soccorso Omegna
PIEMONTE AL CINEMA – IL CINEMA DIFFUSO
Promosso da Regione Piemonte, AIACE, AGIS
Giovedì 4 dicembre 2008 – Scheda n. 8 (766)
Juno
Regia: Jason Reitman. Titolo originale: Juno.
Sceneggiatura: Diablo Cody. Fotografia: Eric Steelberg. Montaggio: Dana E. Glauberman. Musica: Mateo Messina, Kimya Dawson. Interpreti: Ellen Page (Juno MacGuff),
Michael Cera (Paulie Bleeker), Jennifer Garner (Vanessa Loring), Jason Bateman
(Mark Loring), Olivia Thirlby (Leah), J.K. Simmons (Mac MacGuff), Allison
Janney (Bren), Rainn Wilson (Rollo). Produzione: Fox
Searchlight Pictures, Mandate Pictures, Mr. Mudd. Distribuzione: 20th Century Fox. Durata: 92’. Origine: Usa, 2007.
Jason Reitman
Regista figlio d’arte. Il padre,
Ivan Reitman, ha diretto film di successo come i due Ghostbusters e una
bella commedia “politica”, come Dave – Presidente per un giorno. Il
figlio Jason (1977, Montréal) arriva al cinema presto, già a dieci anni gira un
corto, a tredici ha il ruolo di assistente di produzione e nel 1998 presenta al
Sundance Film Festival il cortometraggio Operation, cui fanno seguito
altri lavori, come H@ (1999), In God We Trust (2000), Gulp (2001)
e Consent (2004). Nel 2006 esce il primo lungo, Thank you for
smoking, candidato al Golden Globe per la miglior sceneggiatura non
originale. Juno è il secondo film, premiato alla Festa di Roma, quattro
nomination agli Oscar (e tante polemiche, innestate dall’ateo devotissimo Giuliano
Ferrara, cui la battaglia pro-famiglia non deve aver fatto molto bene, visto
che è del tutto scomparso dai tristi teatrini televisivi e mediatici…).
La critica
All’ultimo giorno il concorso [della
Festa del Cinema di Roma] butta sulla tavola il suo jolly: Juno,
disavventure tragicomiche di una sedicenne (Ellen Page) rimasta incinta al suo
primo rapporto sessuale. Il film non è un capolavoro ma possiede quel sapiente
equilibrio tra briosità e problematicità che sono perfetti per conquistare il gusto
della giuria, oltre ad un’invidiabile fluidità narrativa. Diretto da Jason
Reitman (il figlio del regista di Ghostbusters, che aveva già dimostrato
di saperci fare con Thank You for Smoking) e scritto da Diablo Cody, Juno
mescola la spregiudicatezza verbale dell’adolescente (chiamata Juno, cioè
Giunone, dalla madre in onore alla passione per la mitologia) con una molto
meno spregiudicata descrizione delle sue disavventure da futura mamma. Se è
apprezzabile la leggerezza con cui la regia ci racconta i momenti cruciali di
una ragazzina che non ne vuole sapere di diventare mamma (l’inevitabile
immaturità del compagno di un pomeriggio di sesso, la visita al ‘disumano’
centro femminista pro-aborto, la confessione ai genitori, l’incontro con la
coppia agiata che è disposta ad adottare il nascituro), è decisamente
semplicistico il modo in cui è descritto un mondo dove praticamente non
esistono tensioni e ogni problema si può risolvere con una battuta o una gag.
Forse troppo anche per quello spirito da Sundance Institute che oggi va per la
maggiore tra le nuove generazioni di cinefili e che qui domina incontrastato.
Eppure è indubbio che il film di Reitman junior abbia incontestabili qualità,
dalla capacità di scegliere volti simpaticamente appropriati (il papà di Juno
J.K. Simmons, la mamma adottiva Jennifer Garner e soprattutto la protagonista,
sbarazzina come una Zazie del Minnesota) all’intelligenza di chiudere il film
con un compromesso accettabile tra mentalità conservatrice e spregiudicatezza
giovanilista (che naturalmente non riveliamo). In mezzo non mancano divertenti
annotazioni sui gusti delle generazioni più giovani, disposte a rimettere in
discussione l’ammirazione per Dario Argento quando viene loro mostrato un film
del maestro dello slasher Herschell Gordon Lewis, ma irremovibili nel
difendere Iggy Pop e il rock degli anni '70 di fronte al ‘puro rumore’ che
fanno i Sonic Youth.
PPaolo Mereghetti, Il Corriere della Sera, 27 ottobre 2007
Una commedia lieve e spiritosa,
disegnata sullo schermo come la striscia di un fumetto, bene intonata alla
grazia acerba della protagonista e scandita dal pungente tempismo dei dialoghi
in stile giovanilistico-alternativo. Ciò detto, ci sembra alquanto strambo che Juno
susciti tanto entusiasmo (vittoria alla Festa del cinema di Roma, Oscar alla
migliore sceneggiatura) e nel contempo attizzi tante polemiche. Va bene che un
rozzo prontuario critico potrebbe tramandarlo come ‘film sull’aborto’, ma a
conti fatti Jason Reitman, figlio trentaduenne dell’Ivan autore di Ghostbusters
e Dave – Presidente per un giorno,
è più che altro interessato alla dolcezza e spontaneità - ma anche spudoratezza
ed energia - di un’adolescente americana d’oggi, in grado di fronteggiare
problemi più grandi di lei, non omologarsi alla logica degli adulti e
respingere vecchi e nuovi preconcetti. La sedicenne dall’insolito nome
mitologico (interpretata dalla bravissima ancorché ventenne Ellen Page) è
infatti una ragazzina qualunque, appena un po’ afflitta da una famiglia
modernamente disgregata, che decide un bel giorno di perdere la verginità con
un coetaneo bamboccione strampalato. Peccato che ‘l’esperimento’ si risolva in
un’indesiderata gravidanza destinata a crearle una serie di buffi dilemmi... L’amata
ovvero detestata carica eversiva del film starebbe proprio in questo snodo: la
ragazzina da una parte non si fa assediare da angosce o sensi di colpa, ma
dall’altra scarta decisamente la sbrigativa soluzione dell’aborto (anche per
colpa del tanfo medicinale percepito nell’ambulatorio). Per la verità la
fluidità e leggerezza della regia non ci sembrano meritevoli d’essere
introdotte nel tritatutto mediatico; come ribadisce la bonaria piroetta del
finale, Juno vuole e riesce a divertire grazie soprattutto alla
simpatica cocciutaggine con la quale la protagonista riesce a restare estranea a
tutto ciò che le accade attorno: comprese, di conseguenza, le polemiche
nostrane tra spettatori/ultrà laici o devoti. Se c’è dunque un piano dietro al
piacevole balletto di Juno, sta tutto nella penna dell’autrice del
copione Diablo Cody (nome d’arte di Brook Busey-Hunt), trentenne ex
spogliarellista passata al giornalismo e al cinema: un mix d’ingenuità e
malizia, una competenza femminile non sclerotizzata dall’ideologia, un modo
dignitoso d’assecondare il naturale anticonformismo degli under 18 e il tipico
piglio indipendente, paradossale ed umoristico nel caratterizzare personaggi e
situazioni.
VValerio Caprara, Il Mattino, 5 aprile 2008
Provocazione paradossale ed
umoristica su un’adolescente che ama Dario Argento ed il regista gore Gordon
Lewis, resta incinta e decide di far nascere il bambino scegliendo la coppia
più adatta, Juno è una commedia giocata sul realistico contrasto tra
maturità e immaturità, tra genitori e figli, in cui vince sempre la logica del
ribaltamento ideale, l’incredulità dello stupore ed in cui la praticità
travolge sterili apparenze, sorrisi di comodo, vuote fragilità. Stravagante e
brillante come i fumetti underground americani ma ricco di intuizioni
antropologiche, acute nello spiegare la trasformazione dei ruoli, il film,
piccolo gioiello di creatività e scrittura, possiede un riuscito equilibrio tra
leggerezza e problematicità, insicurezza e sapienza, incrociando la spregiudicata
vitalità della protagonista e l’incapacità degli adulti a comprendere dubbi e
incertezze nelle disavventure della futura madre. Jason Reitman si diverte a
distruggere la morale e la salvezza delle coppie, ironizzando sulla libertà di
scelta e di parola e adottando il fragile punto di vista della ragazza che
infrange le deboli certezze di una vita confortevole e pianificata dalle
illusioni. Con un cinema fresco ed immediato, istintivo ma razionale, simpatico
e femminile, scherza sui rischi delle scelte pilotate da modelli genetici e
registra la cruda concretezza delle conversazioni sul sesso tra donne. Il film
conserva una struttura concentrica, con un tema centrale e piccole storie ed
esistenze che si intrecciano come nelle strisce a fumetti di Robert Crumb, ma
tratteggiate in chiaroscuro, senza cinismo e cattiveria, con il sincretismo di
chi osserva da vicino lo zoo dei grandi senza riuscirne a comprendere azioni e
comportamenti, in un piccolo mondo in cui non esistono tensioni e rancori, ma
ogni contrasto è risolto con serena saggezza. Puntando tutto sulla leggerezza e
la curiosità, l’autore si fida ciecamente delle rivelazioni rielaborate dalla
sceneggiatrice premio Oscar Diablo Cody, confermando l’impenetrabilità dell’universo
delle ragioni femminili, la secolare e stupida ottusità del
maschio-padre-compagno, scegliendo la via del libero arbitrio, prendendo in
giro la distanza tra periferia e quartieri alti, l’attitudine alla perfezione
ed il sollievo apparente del consumismo post femminista. Trionfatore alla Festa
del cinema di Roma, la pellicola conquista e diverte per lo spirito
indipendente, che rilegge in maniera spregiudicata i modelli femminili indicati
dalle commedie degli anni Sessanta, ma arricchiti dalle disillusioni di oggi,
che distruggono ogni miraggio di eccellenza sottolineando gli egoismi e le
finte rassicurazioni dei rapporti sentimentali. Juno è una favola sull’amicizia
e la complicità, trascinata dalla magnifica protagonista Ellen Page, quasi la
versione ottimista della disperazione cosmica delle storie di Terry Zwigoff,
scritta con ritmo incalzante e senza pregiudizi sull’imprevedibilità del
destino che stravolge piani e scelte segnate.
DDomenico Barone, Vivilcinema, febbraio 2008
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