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Giovedì 16 dicembre 2010 – Scheda n. 10 (822)
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Fantastic Mr. Fox
Titolo originale: The Fantastic Mr. Fox.
Regia: Wes Anderson.
Sceneggiatura: Wes Anderson, Noah Baumbach dal racconto di Roald Dahl.
Fotografia: Tristan Oliver. Montaggio: Andrew Weisblum. Musica: Alexandre Desplat.
Interpreti: pupazzi animati.
Produzione: 20th Century Fox Animation. Distribuzione: 20th Century Fox Italia.
Durata: 88’. Origine: Usa, 2010.
Wes Anderson
Nato a Houston, Texas, nel 1969, cresciuto a New York, Wes Anderson studia filosofia, gira un corto, Bottle Rocket, che diventa, grazie al Sundance Film Festival, il lungo Un colpo da dilettanti (1996). Poi: Rushmore (1998), I Tenenbaum (2001, visto al Cineforum), Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2005), Il treno per il Darjeeling (2008, visto al Cineforum), tutte storie con personaggi eccentrici, dallo stile elegante e colorato, con tante musiche e canzoni.
Sentiamolo: «Ho letto per la prima volta l’avvincente libro di Dahl quando era bambino e vivevo a Houston. È stato non solo il primo libro di Roald Dahl che ho letto, ma anche il primo libro che ho posseduto. Mi piaceva tanto il Signor Fox, un personaggio per certi versi eroico e un po’ vanitoso. E mi piaceva scavare. I miei fratelli e io eravamo fissati con i tunnel e i fortini sotterranei. Dahl è un autore straordinario e io volevo fare un film dal racconto su Mr. Fox, così ho incontrato la vedova di Dahl in Inghilterra, alla loro Gipsy House. Era marzo e tutto era zuppo di fango. Liccy mi ha dato un paio di stivali di gomma e un vecchio cappello da pescatore del marito e siamo andati in giro nella proprietà. Alla fine di un sentiero c’è un faggio enorme che ho riconosciuto immediatamente, perché è descritto nel libro. Liccy mi ha condotto nel capanno in cui il marito scriveva. Sul tavolo c’è parte di un osso del bacino, accanto alla prima protesi dell’anca di Dahl. C’è una palla di quattro chili e mezzo fatta con gli involucri di alluminio della cioccolata Cadbury raccolti nel corso degli anni. Quella sera Liccy mi ha lasciato esaminare i manoscritti del marito. Ero solo con dozzine di bozze scritte a mano con schizzi a margine, e ho avuto davanti agli occhi una visione d’insieme del suo modo di lavorare. In quel momento ho sentito più forte che mai la sua presenza. Allora ho chiesto alla signora se mi concedeva di venire lì, in quella casa, con il mio socio e cosceneggiatore Noah Baumbach, a scrivere la sceneggiatura. Mi ha risposto che sarebbe stata felice di questo. E così abbiamo fatto… Probabilmente Dahl ha immaginato il personaggio come una versione animale di se stesso. Penso che a Roald sarebbe piaciuto immaginarsi nei panni del fantastico Signor Fox. Roald odiava le ingiustizie: in un certo senso, era Mister Fox… Era inevitabile introdurre nella storia di Dahl alcuni cambiamenti: nel libro non ci sono eventi a sufficienza per realizzare un lungometraggio, perciò sapevamo di dover lasciare molto spazio all’immaginazione. Ciò premesso, volevamo scrivere qualcosa che speravamo Roald Dahl avrebbe trovato appropriato alla storia che lui aveva scritto. Il proposito era di scrivere un film di Roald Dahl. Le nostre trovate non possono essere uguali a quelle che avrebbe immaginato lui e la sceneggiatura rispecchia le nostre personalità, ma l’obiettivo ultimo era di ideare per lo schermo una storia di Roald Dahl… Mi è sempre piaciuta l’animazione in stop motion e la cosa che mi fa letteralmente impazzire è usare i pupazzi pelosi. La tecnica prevede la manipolazione fotogramma per fotogramma di un oggetto - un pupazzo, un modello, un attore - per farlo apparire in movimento. Sono 24 i fotogrammi di pellicola per secondo di proiezione, quindi il corpo dell’oggetto, testa, braccia, gambe, mani, dita, occhi, orecchie, bocca, devono essere mossi con incrementi infinitesimali tra un fotogramma e l’altro e ciò crea l’illusione del movimento quando il film viene proiettato. La stop motion sprigiona un senso di magia. Il fatto che il processo sia manuale e quindi richieda una notevole abilità rappresenta un’attrattiva… Ho usato una forma di stop motion meno scorrevole e raffinata, che desse la sensazione di un prodotto vecchio stile realizzato a mano. Adoro l’aspetto di King Kong, il vecchio King Kong, con la pelliccia. E secondo me tutta la magia della stop motion è dovuta al fatto che si vede il trucco. Con la stop motion, tutto il film mantiene questa impronta suggestiva. Non volevo assolutamente un prodotto super raffinato. Mi piace che i materiali vengano percepiti e che il pubblico capisca come è stato realizzato il film…».
La critica
Roald Dahl sta conoscendo un momento di fortuna al cinema. Si ispirano a lui i migliori talenti del cinema americano, dal Tim Burton della Fabbrica di cioccolato al nuovo cartoon The Fantastic Mr. Fox diretto da Wes Anderson, regista di I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Il treno per il Darjeeling. Ancora più di Burton, Anderson è il cineasta giusto per restituire l’umorismo cupo e politicamente scorretto di Dahl. I film citati sono tutti coloratissimi e costellati di splendide musiche (nessuno come Anderson è sorprendente per l’uso di canzoni famose all’interno dei film: forse Tarantino e, in Italia, Paolo Sorrentino), ma nascondono anche una «cognizione del dolore» profonda e sentita. Anderson parla sempre di famiglie in cui l’amore coesiste con il disagio, e questo vale anche per la famiglia di Mr. Fox: che ha una deliziosa moglie, un figlio «difficile» e un nipote a carico bizzarro e geniale, dedito allo yoga e alle arti marziali. Con un piccolo dettaglio: tutti i membri della famiglia Fox... sono volpi!, anche se vanno in giro con eleganti vestiti di velluto a coste e parlano l’inglese elegante di George Clooney (papà Fox) e Meryl Streep (mamma Fox: in italiano subentrano i loro doppiatori abituali, Francesco Pannofino e Maria Pia Di Meo). Mr. Fox è un capofamiglia che si arrabatta: non è facile vivere onestamente per un ladro di vocazione come lui, abituato a rubare galline. E quando vede l’ingiusta ricchezza degli odiosi allevatori Boggis, Bunce & Bean decide di fare razzia nei loro possedimenti. Ma loro, tre umani uno più cattivo dell’altro, giurano vendetta... Wes Anderson considera Mr. Fox una versione volpina e moderna (il libro di Dahl è del 1970) di Robin Hood. La scena in cui saluta a pugno chiuso un lupo selvaggio, ricevendone identica risposta, è inventata rispetto al libro e forse non va sopravvalutata - nel senso che non fa di Fantastic Mr. Fox un film «comunista» -, ma certo è un omaggio allo spirito anarchico di Dahl e dei suoi personaggi. L’animazione in stop-motion è, per definizione, meccanica, ma Anderson la usa in modo funzionale per una storia che ha le stesse sospensioni e la stessa ironia dei suoi film dal vero. P.S. Il film è prodotto dalla 20th Century Fox. E da chi, sennò?
AAlberto Crespi, L'Unità, 16 aprile 2010
Il Signor Volpe porta un fantastico completo di velluto a costine, non perde mai la calma, sceglie le parole con cura ma senza affettazione, ha una moglie adorabile, un figlio insicuro, un lavoro piuttosto noioso nel quotidiano locale, una bella casa con mobili e carta da parati sotto un maestoso faggio, ma la sua vera passione è una sola: rubare polli. Non importa se rischia la pelle, se gli avidi allevatori delle campagne circostanti gliel’hanno giurata, se contro Mr. Fox e i suoi complici, tassi, donnole, opossum, una talpa dagli occhi a stella, sono pronti a usare fucili e bulldozer. Un pollo rubato ha tutto un altro sapore. E poi quei tre tipacci con i magazzini stipati di oche e tacchini, meritano una lezione... Se c’è un autore che porta fortuna al cinema è Roald Dahl. Dai Gremlins di Joe Dante alla Fabbrica di cioccolato di Tim Burton, molti grandi registi hanno cercato il loro mondo nelle pagine di questo gallese di origini norvegesi ex-pilota di caccia nella seconda guerra mondiale. Il texano Wes Anderson si è spinto più in là. Oltre a riscrivere con Noah Baumbach questo racconto letto da bambino (ristampato da Nord-Sud con le geniali illustrazioni di Quentin Blake), facendone una storia di famiglia che ricorda da vicino I Tenenbaum e Il treno per Darjeeling, ha fatto sua una delle tecniche più antiche del cinema, lo stop motion, pupazzi animati fotogramma per fotogramma. Evitando le rifiniture al computer a favore di un tocco grezzo, squisitamente personale che dà al tutto un sapore autentico e insieme irreale (in originale i dialoghi sono registrati in ambienti dal vero, non in studio, con grande realismo), del tutto irresistibile. Mr. Fox & C. dunque sono pupazzi di pelo con voci da divi (George Clooney e Meryl Streep in originale) e occhi di vetro da cui escono lacrime più vere e commoventi del vero. Costumi e scenografie hanno i colori caldi e seducenti del cinema di Wes Anderson, ma anche conflitti e sentimenti sono quelli dei suoi film, con uno scatto fantastico supplementare che rende questi animali più umani degli umani. Mrs. Fox vorrebbe una vita tranquilla, Mr. Fox non ha intenzione di rinunciare al suo lato selvaggio, il piccolo Ash soffre il confronto con quel padre ingombrante e col cuginetto Kristofferson, campione sportivo, ospite in casa loro. Così la grande spedizione contro i perfidi allevatori, con ragnatele di tunnel, ratti drogati di sidro a guardia dei magazzini, crescendo di stratagemmi e gag impagabili, diventa un momento della verità collettivo in cui ognuno mette in gioco tutto se stesso. Scena chiave: l’incontro da lontano fra Mr. Fox e il selvaggio cugino lupo, con saluto reciproco a pugno chiuso. Ma è un messaggio esistenziale, non politico. La lotta per la vita - per la dignità e la libertà - prosegue.
FFabio Ferzetti, Il Messaggero, 16 aprile 2010
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