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Come un tuono- Scheda del film

 

 

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Giovedì 5 dicembre 2013 – Scheda n. 9 (903)

 

 

 

 

 

Come un tuono

 

 

 

Titolo originale: The Place Beyond the Pines

 

Regia: Derek Cianfrance

 

Sceneggiatura: Derek Cianfrance, Ben Coccio, Darius Marder.

 Fotografia: Sean Bobbitt. Montaggio: Jim Helton, Ron Patane. Musica: Mike Patton.

 

 Interpreti: Ryan Gosling (Luke), Bradley Cooper (Avery),

Eva Mendes (Romina), Dane DeHaan (Jason),

Emory Cohen (AJ), Ray Liotta (Deluca), Mahershalalhashbaz Ali (Kofi).

 

Produzione: Pines Productions. Distribuzione: Lucky Red.

Durata: 140’. Origine: Usa, 2012.

 

 

Derek Cianfrance

 

 

Abbiamo presentato il regista Derek Cianfrance poche schede fa, quando abbiamo visto il suo Blue Valentine. Gli lasciamo subito la parola (anche perché è molto bravo a parlare del film). Segnaliamo solo che Come un tuono ha un titolo originale parecchio diverso The Place Beyond the Pines (Il posto oltre i pini).

Cianfrance: «Il mio film parla di ciò che ereditiamo dal passato, delle cose che ci segnano fin dalla nascita e di ciò che trasmettiamo a chi viene dopo di noi. Parla delle scelte che facciamo e di come quelle scelte si ripercuotono sulle generazioni successive. È la classica storia dei peccati dei padri che ricadono sui figli. Sono attratto dalle storie che parlano di famiglie. Il mio primo film, Brother Tied, parlava di fratelli. Blue Valentine parla di mogli e mariti. E Come un tuono tratta di padri e figli. (...) Mentre Blue Valentine era incentrato su un singolo rapporto intimo, una singola relazione osservata al microscopio, volevo che in Come un tuono l’obiettivo si allargasse, che questo film avesse un respiro più ampio. Come un tuono racconta tre storie lineari. E ciascuna di queste storie porta ad una conclusione... Luke è un ragazzo dal passato misterioso e oscuro. Ha visto e ha fatto di tutto, e gli è capitato di tutto. È un ragazzo ferito, chiuso. È una contraddizione vivente: dentro di sé ha ferite e cicatrici e all’esterno una corazza fatta di muscoli, tatuaggi, la capigliatura e un grande carisma. È una persona chiaramente corrotta che si accorge di aver generato un bambino, un essere puro che non prova odio o avversione e non ha colpe. Non gli passa neanche per la testa di non poter badare al bambino. Da quel momento la sua vita ha uno scopo, un significato. Il problema è che non ha nessuna qualità per essere un buon padre. È spinto solo dalla forza dell’amore, che può essere una forza pericolosa. La madre del bambino è molto combattuta perché è innamorata di Luke ma sa anche quanto lui possa essere pericoloso. Deve scegliere tra la sicurezza e l’amore. Tra il figlio e il padre... Quanto al passaggio, che per alcuni è molto strano, tra l’inizio del film che riguarda Luke e la seconda parte che invece segue Avery, devo dire che mi è sempre piaciuto molto Psyco di Hitchcock e come nel film l’attenzione si sposti in modo così incredibile da Janet Leigh a Tony Perkins. Volevo fare qualcosa del genere. Avery è un uomo che, fin da bambino, ha sempre avuto la capacità di prendere la strada giusta e di essere di esempio per tutti. È un bravo ragazzo, è amato, giusto, onesto, sincero, forte, intelligente. Solo che Avery vuole farsi da solo. Contro la volontà di suo padre lascia la facoltà di legge per seguire la propria strada. È da recluta della polizia che Avery fa il suo primo sbaglio, uno sbaglio che crea in lui un opprimente e inesprimibile senso di vergogna... Il film è ambientato nello stato di New York, nella cittadina di Schenectady, nome che nella lingua irochese significava “un posto al di là del bosco di pini”, che è il titolo originale del film e che a me piace molto perché, oltre al suo senso letterale, ha anche altri significati metaforici. Abbiamo girato in luoghi reali, tutto per dare autenticità al film... La terza parte del film salta in avanti di 15 anni. I primi due atti del film fanno da prologo al terzo che parla di ciò che si eredita. Il figlio di Luke è cresciuto in una famiglia affettuosa, ha dei genitori buoni con lui, in casa sua c’è molto amore. Ma c’è qualcosa che manca nella sua vita e lui lo sa. Questo mistero lo ossessiona. Ha bisogno di sapere la verità e vuole saperla anche se questa potrebbe distruggerlo. AJ, il figlio di Avery, sembra avere molto nella vita. È nato in una famiglia ricca e ha le attenzioni e l’amore di sua madre. Ma il padre non è presente nella sua vita. Entrambi questi ragazzi soffrono per l’assenza dei padri e affrontano la cosa in modo diverso...

Non sono un regista che vuole trasmettere messaggi. Voglio che le persone si sentano coinvolte e traggano dal film quello che vogliono. La migliore reazione al film che ho sentito fino ad ora è stata quella di un uomo molto rispettato e potente, di cui non svelerò l’identità. Dopo aver visto il film, mi ha detto di aver cancellato la cena di affari alla quale doveva partecipare quella sera. Poi ha chiamato la sua ex-moglie e le ha chiesto: “So che questa è la tua serata, ma posso passare a prenderlo?” Poi ha attraversato in macchina la città ed è andato a prendere suo figlio adolescente, l’ha portato a casa sua e hanno trascorso la serata insieme».

 

 

La critica

 

 

Paghi uno e prendi tre. Come un tuono sono tre film in uno, a firma del molto indipendente e sentimentale Derek Cianfrance, di cui abbiamo visto Blue Valentine, sempre su dinamiche familiari, sui baratti di rimorsi e rancori, sui bilanci affettivi. E sempre col girovago Ryan Gosling, amante dei personaggi sensibili, ai margini, che qui, biondo e multi tatuato (un pugnale sotto l’occhio), è bravissimo, vince il primo tempo della storia restando evocato nel secondo. Avvio strepitoso, la vestizione presa di spalle in piano sequenza del campione di moto che al luna park, sempre quello fin dai tempi di Hitchcock, volteggia nel globo della morte. Somiglia al campione d’auto di Drive. Ma quando scopre di essere papà, anche se il ruolo ora è subaffittato, mette la testa a posto, non corre più, ma rapina banche insieme a un meccanico, finché non incontra un poliziotto in carriera, baricentro della seconda parte in cui s'alternano scene d’azione e altre di grande tenerezza introspettiva, nella rincorsa affannata e vana verso il successo e la giustizia. La terza è l’incontro tra i figli dei due eroi, col passato che ricade sulle loro spalle provocando lacerazioni d’affetti con mini speranza. Melodramma, gangster movie, tragedia greco americana, film sul passato che torna alla Jacques Tourneur, come i noir di una volta. In 2 ore e 20 c’è tempo per una maxi sceneggiatura scritta per prendere al lazo tutti i personaggi, osservando sotto la lente la sensibilità dei macho e la determinazione della bella Eva Mendes, in vesti dimesse. Giocato sulla contrapposizione dei due attori del momento, i due sex symbol dell’era Obama, il citato Gosling e Bradley Cooper che, esaurite le Notti da leoni, s’è dedicato a una carriera che lo ha messo in prima fila, esponendo qui il cinismo americano che crede ci sia ancora bisogno di eroi. Sono bravissimi pure i rampolli che si palleggiano altrui follie, amori e responsabilità, ma gettando una speranza al di là del posto, al di là dei pini, come dice il titolo originale che prende spunto dai nativi Mohawk e dalla suggestiva natura che non appare mai a sproposito, motore della storia fino al geometrico finale rettilineo verso chissà dove e perché.

MMaurizio Porro, Corriere della sera, 4 aprile 2013

 

È venuto il momento di conoscere meglio Derek Cianfrance, cineasta indipendente americano scoperto nel 1998 (quando aveva poco più di vent’anni) al Sundance Film Festival. Con grande ritardo, è appena uscito nelle sale italiane Blue Valentine. Sembrerebbe tutt’altro genere di film Come un tuono, ma – sia detto a beneficio di chi cerca soprattutto l’azione - le cose non stanno così. Fedele alla sua formazione da cineasta ‘indie’, poco amante delle formule di genere, Cianfrance realizza sì un film profondamente noir, nella inesorabilità dei meccanismi che portano i protagonisti alla perdizione e nella impossibilità di modificare destini già decisi a priori; però la sua ambizione - in buona parte realizzata, malgrado qualche deragliamento narrativo lungo le due ore e venti di proiezione - è di mettere in scena una grande storia che attraversa più generazioni, mescolando melodramma e romanzo, tragedia e poliziesco. Le scene di rapina o le fughe a tutto gas non sono al centro della sua attenzione. Ciò che gli interessa davvero sono le relazioni tra i suoi infelici eroi, i rapporti padre-figlio e il determinismo familiare e sociale che li perseguita. Così il film, che nella prima parte è veloce e nervoso (vedi la folgorante sequenza d’apertura con la vestizione del ‘bad boy’), diventa gradualmente più lento, malinconico e perfino commovente, acquistando un fascino insolito. Del resto, il modo in cui il regista mette in immagini gli eventi è in contrasto con il montaggio rapido e ipnotico del film di azione violenta; privilegiando piuttosto i lunghi piani-sequenza e le ‘soggettive’ dei personaggi. Il che lo rende diverso anche dallo stile rétro del Drive di Nicolas Winding Refn, che alcune circostanze potrebbero inizialmente evocare: vedi l’eroe marginale e asso dei motori interpretato anche lì da Ryan Gosling. A parte la - pur importante - presenza di Eva Mendes, Come un tuono è sostanzialmente una storia al maschile. E i due neo-divi in ascesa Ryan Gosling e Bradley Cooper la servono alla perfezione. Cooper presta il volto a un poliziotto pieno di sfumature oscure. Quanto a Gosling, biondo e tatuato, il suo personaggio di perdente sintetico è protagonista solo della prima parte del film; però l’attore gli conferisce un carisma che lascia tracce anche dopo la sua uscita di scena.

RRoberto Nepoti, La Repubblica – 3 aprile 2013

 

 

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