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Vizio di forma - Scheda del film

 

 

in collaborazione con:

 

CINEMA SOCIALE  S.O.M.S. Società Operaia di Mutuo Soccorso Omegna

PIEMONTE AL CINEMA – IL CINEMA DIFFUSO
Promosso da Regione Piemonte, AIACE, AGIS

 

Giovedì 12 novembre 2015 – Scheda n. 6 (954)

 

 

 

 

 

Vizio di forma

 

 

 

Titolo originale: Inherent Vice

 

Regia e sceneggiatura: Paul Thomas Anderson,

dal romanzo omonimo di Thomas Pynchon.

 

Fotografia: Robert Elswit. Montaggio: Leslie Jones.

 Musica: Jonny Greenwood.

 

Interpreti: Joaquin Phoenix (Larry “Doc” Sportello),

Katherine Waterson (Shasta Fay Hepworth),

Josh Brolin (il tenente detective Christian F. “Bigfoot” Bjornsen),

Owen Wilson (Coy Harlingen),

Reese Witherspoon (il vice procuratore distrettuale Penny Kimball),

Benicio Del Toro (Sauncho Smilax, Esq.), Joanna Newsom (Sortilège),

Eric Roberts (Michael Z. Wolfmann).

 

Produzione: Ghoulardi Film Company, Warner Bros. Distribuzione: Warner Bros.

Durata: 148’. Origine: Usa, 2014.

 

 

Paul Thomas Anderson

 

 

Nato nel 1970 a Studio City, in California, Paul Thomas Anderson è uno dei giovani leoni del cinema americano, cresciuto nella San Fernando Valley, il posto che nel suo film Magnolia viene sommerso da una torrenziale pioggia di rane. Abbandona la scuola di cinema grazie a Sidney, il lungometraggio che ha girato nel 1996 con i fondi del Sundance Institute Filmmaker's Workshop. Già con il secondo film, Boogie Nights (1997), sull’industria pornografica degli anni Settanta e Ottanta, mostra quanto siano alte le sue ambizioni: pratica un cinema visionario e corale che si rifà a Robert Altman per il sovrapporsi di storie ma anche a Scorsese per il modo di utilizzare la macchina da presa in sinuosi movimenti. Magnolia (2000) è un viaggio tra molte esistenze in una giornata afosa, con padri assenti e figli instabili, segnati dal loro passato. Nel 2002 Ubriaco d’amore vince il premio per la regia a Cannes ed è il suo film più singolare, una commedia romantica e surreale. Dopo una lunga pausa, torna al cinema nel 2008 con Il petroliere, film su uno spietato mercante di petrolio del Texas che nel primo Novecento scala il potere con decisa spudoratezza. The Master (2012) si ispira alla figura del discusso Ron Hubbard, fondatore di Scientology. Anderson ha anche realizzato molti video musicali. Questo Vizio di forma è il suo lavoro più recente. Magmatico, libero, dolce e appassionato.

Sentiamo Paul Thomas Anderson: «I misteri dalle sfumature comiche su cui sta investigando il detective californiano coi “sandali di gomma” Doc Sportello in Vizio di forma, lo conducono nel regno del malvagio Golden Fang, che è sia una goletta in rotta verso San Pedro quanto una organizzazione interconnessa e senza limiti che affonda i denti nel commercio internazionale di eroina, nell’affare della riabilitazione e in quello che sembra odontoiatria, tra le altre cose. Inoltre, viene trascinato nell’oscuro salto tra gli anni ’60 e gli anni ’70, tra la visione idealistica dell’America ed il moderno consumismo, con il quale abbiamo tutti familiarità. Mentre Doc insegue le femme fatales, attraverso un intreccio di domande su come sia stato possibile corrompere il commerciante di terreni Mickey Wolfmann, cosa sia successo al sassofonista surf-rock Coy Harlingen e in che modo il suo ex cliente Crocker Fenway sia connesso con la Golden Fang, all’ultimo riesce a risolvere tutti gli enigmi. Ma al nocciolo del suo essere, forse lui non è proprio il tipo che si domanda “chi è stato?” quanto “che diavolo è successo?”...

C’è un velo di tristezza che ricopre le indagini di Doc, è la sensazione che le promesse fatte alla gente in quell’epoca stavano per essere disattese. E questo è stato un tema ricorrente nei lavori dello scrittore Thomas Pynchon sin dagli inizi. Facendo il film, ho provato ad essere un surrogato per le preoccupazioni di Pynchon sul destino dell’America. L’epigrafe sul romanzo di Pynchon fu disegnata prendendo come spunto un famoso schizzo di graffiti radicali, scarabocchiati durante le proteste del Maggio 1968 a Parigi: “Sous les pavés, la plage!” (“Sotto il selciato, la spiaggia!”). Infatti, la mitica spiaggia di Doc Sportello, Gordita Beach, con tutti i suoi desideri e gioie, sembra scontrarsi sempre più con quelle forze infrangibili come cemento. Nel 1970 quella era la realtà, mentre molte persone osservavano il sogno californiano del ritorno alla natura che lasciava il posto agli affaristi terrieri ed ai costruttori edili. Allo stesso tempo, la scena gioviale della marijuana fai-da-te cedeva il passo ai cartelli burocratici dell’eroina dall’estensione globale; gli ospedali psichiatrici venivano svuotati in favore di centri di “recupero” a fini di lucro; e un’era di vivace attivismo politico veniva guidata da una rete segreta di spie, infiltrati e giochi sporchi. Una generazione osservò con disappunto la pace, l’amore e la comprensione contorcersi sotto il peso della cupidigia, della sorveglianza e dell’oscurità...

Arrivano gli anni di Donald Reagan. Poi, nel 1968, Richard Nixon viene eletto a seguito dell’assassinio di Robert F. Kennedy. Nel 1969, i seguaci di Charles Manson commettono l’efferato assassinio dell’attrice Sharon Tate e altre sei persone a Beverly Hills. Sempre nel 1969, un concerto rock gratuito fu funestato dalla morte di un adolescente per mano di alcuni Hells Angels, ingaggiati per provvedere alla sicurezza. Nel 1970, Nixon manda truppe statunitensi in Cambogia...

Pynchon descrive Doc nel romanzo come testimone dei cambiamenti in tutta Los Angeles. La sua paranoia è accentuata dall’uso di droghe ma anche dai presagi che rileva. Doc lotta per raddrizzare i torti nel suo ambiente e si pone anche un’altra opportuna domanda: “Crediamo ancora, dopo vari decenni, almeno al tentativo di trascendenza? Abbiamo ancora quella sensazione di poter rivendicare quella promessa americana perduta?”».

 

 

La critica

 

 

Bisogna tirare un filo tra la prima immagine e l’ultimissima. La prima. Gordita Beach, California. Case di legno. Tra le case, la spiaggia e il mare. Su una casa un piccolo cartello: 4210 The Strand. La parola strand vuol dire parecchie cose, tutte utili per entrare nel film dalla porta giusta. Vuol dire spiaggia, sabbia. Vuole dire anche capo di un filo, di una corda. Vuol dire, in un uso poco comune, filo conduttore di un racconto. Il verbo to strand vuol dire arenarsi, trovarsi in difficoltà, essere lasciato nei guai.

Il personaggio centrale si chiama Doc Sportello, un Joaquin Phoenix tale e quale al suo personaggio, con capelli di tutte le forme, con due basettoni come i vecchi favoriti ottocenteschi, uno fuori dai tempi o anche troppo dentro, uno arenato, sperduto, lasciato nei guai. E il film non si cura troppo di farci seguire con chiarezza il filo del racconto. Eppure Doc è uno che non vuole comunque abbandonare, uno che non molla, sbanda, non molla, ci crede nonostante tutto, barcolla, ci crede.

L’ultima immagine del film, da mettere a fianco della prima, a fianco di quel che vuol dire la parola strand, è una scritta quasi nascosta che arriva dopo i lunghi titoli di coda: «Under the paving stones, the beach». Frase che viene da un muro della Parigi del Maggio con la maiuscola, quello del Sessantotto: «Sous les pavés, la plage» (Sotto il selciato, la spiaggia). Cercheremo, per tutto il film, insieme a Doc Sportello, la spiaggia sotto il selciato. Lavoro ostico, pieno di trappole. Il selciato di Los Angeles è duro da scalfire, anche perché il film viene dal romanzo di Thomas Pynchon “Inherent Vice”, da noi “Vizio di forma”. Pynchon, si sa, è scrittore ardimentoso, selvaggio e ironico, lingua corrosiva, parolibere, percorsi labirintici, pagine attraenti psichedeliche strapiene di ogni bendidio e maldidiavolo.

È la fine degli anni Sessanta e sono i Settanta: è la fine, la fine e basta. Sul suo inutile libretto di appunti, Doc Sportello scrive parole tipo: “Paranoia Alert”, o “Not Hallucination”. Le scrive per mettere sull'avviso se stesso, per cercare di capire se quello che sta vivendo è oppure non è paranoia, è oppure no un’allucinazione. Doc fa il detective privato. Dovrebbe essere un “private eye”, un occhio privato, ma non è che veda bene quello che gli succede, una canna dietro l’altra e chissà cos’altro. Sportello cerca per tutto il film di seguire un’indagine, una storiaccia dove è finita una sua ancora viva fiamma, Shasta, che adesso sembra che – nel film per molte, troppe cose bisogna usare la precauzione “sembra che” – abbia un nuovo amante, un agente immobiliare, sparito dalla circolazione come lei. Dunque siamo in un film noir annebbiato, dove un “private eye” è anche, come sappiamo bene da precedenti e gloriosi libri e film, un “private I”, la i maiuscola inglese che vuol dire io, eye = I (il suono è lo stesso), un io in difficoltà con se stesso, un io privato dagli occhi lucidi che fa una detection spostandosi da un indizio a un altro, da un sintomo a un sussurro.

Vizio di forma è percorso da vizi, deviazioni, scarrocciate in direzioni contrarie parallele opposte. Così, lasciate perdere tutte le tracce, i tanti depistaggi e i troppi complotti, lasciata andare per conto suo la trama (come succedeva in tanti classici noir di Hawks Aldrich Huston Preminger Lang Siodmak Tourneur Ray Fuller Lewis... e giù fino a Polanski e Altman) e perse per strada le tantissime trame imbastite dai troppi personaggi implicati nella faccenda, il film si avvicina pian piano al suo centro: perché un centro ce l’ha ed è il centro di tante ricerche e sforzi e speranze di un’epoca. È un film sul voler bene a qualcuno, a una donna, a un amico. È sul restar fedeli allo spirito di un’epoca che si spegne e si perde via. È su un private eye (definito “rinascimentale”!) che, senza occhi e con un I, un io incerto, cerca una strada e aiuta qualcuno, Shasta, Coy, e qualcuno riesce a salvarlo salvandosi.

Hippy motociclisti fascisti cinesi speculazioni quartieri spariti massaggi musica leccate polizia corrotta FBI il tricky Nixon consumismo orientalismi odontoiatria! rock surf sognatori paure rapimenti droghe battute neri la goletta Golden Fang musica una costruzione che sembra la Torre di Babele musica e la foto spaventosa (Ahhhhhhh!) di un bambino.

Paul Thomas Anderson si riconferma un grande del cinema mondiale e morale. Attori e attrici perfetti. Reese Witherspoon, Benicio Del Toro, Joaquin Phoenix, Josh Brolin, Owen Wilson, Katherine Waterston, Martin Short, Jena Malone, Joanna Newsom. Nel naufragio, restano amicizia, affetto, amore.

BBruno Fornara, facebook, 5 marzo 2015

 

 

 

 

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