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Ant Man - Scheda del film

 

 

in collaborazione con:

 

CINEMA SOCIALE  S.O.M.S. Società Operaia di Mutuo Soccorso Omegna

PIEMONTE AL CINEMA – IL CINEMA DIFFUSO
Promosso da Regione Piemonte, AIACE, AGIS

 

Giovedì 23 febbraio 2017 – Scheda n. 17 (992)

 

 

 

 

Ant-Man

 

 

 

 

Regia: Peyton Reed

 

Soggetto: tratto dal fumetto Marvel.

Sceneggiatura: Edgar Wright, Joe Cornish, Adam McKay, Paul Rudd.

Fotografia: Russell Carpenter. Effetti speciali: Dan Sudick, Jake Morrison.

Musica: Christophe Beck. Montaggio: Dan Lebental, Colby Parker Jr..

 

Interpreti: Paul Rudd (Scott Lang/Ant-Man), Evangeline Lilly (Hope van Dyne),

Corey Stoll (Darren Cross/Calabrone), Bobby Cannavale (Jim Paxton),

Michael Peña (Luis), Tip “T.I.” Harris (Dave), Wood Harris (Gale),

Judy Greer (Maggie), David Dastmalchian (Kurt), Michael Douglas (Hank Pym).

 

Produzione: Marvel Studios. Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures.

Durata: 117’. Origine: Usa, 2015.

 

 

Peyton Reed

 

 

Nato a Raleigh, la capitale della Carolina del Nord, nel 1964, Peyton Redd ha studiato televisione e mezzi di comunicazione di massa, si è appassionato alla musica e alle arti visive, ha girato dei videoclip, ha fatto il dj e suona la batteria. Nel 1989 ha diretto il cortometraggio Almost Beat, poi ha lavorato per la serie televisiva Ritorno al futuro. Nel 1997 ha diretto Il ritorno del maggiolino tutto matto. Del 2000 è la commedia sportiva Ragazze nel pallone. Del 2003 è Abbasso l’amore con Renée Zellweger. Del 2005 è Ti odio, ti lascio, ti... Nel 2008 ha diretto Jim Carrey in Yes Man. Infine del 2015 è questo Ant-Man prodotto dalla Marvel, la gigantesca casa di film con i supereroi. È la prima volta che al cineforum mostriamo un film della Marvel basato sugli effetti speciali che sono una delle caratteristiche di molti film di oggi. È carnevale. Vediamo di divertirci.

Sentiamo Reed: «Il personaggio di Ant-Man è interessante, perché è stato uno dei primi membri degli Avengers – I vendicatori, anche se molte persone non lo sanno. Io ero il tipico ragazzino cresciuto con i fumetti Marvel e passavo ore e ore a sfogliarli. La Marvel è sempre stata in grado di aggiornare ottimamente questi personaggi: sono stati creati negli anni ’60, ma ogni decennio possiede una versione aggiornata di questi eroi...

Ant-Man è un personaggio incredibilmente potente. Può rimpicciolirsi ed è in grado di comandare diverse specie di formiche. Potrebbe sembrare un potere sciocco, ma la cosa migliore dei fumetti e di questa storia è avere l’opportunità di scoprire cos’è in grado di fare un esercito di formiche. Quando abbiamo cominciato a lavorare al film, ho mostrato al mio produttore un disegno che avevo fatto alle scuole superiori per pubblicizzare il mio gruppo punk: era una riproduzione della copertina del primo numero dei Vendicatori, e ogni membro della mia band interpretava un Avenger diverso. Ovviamente io mi ero disegnato nei panni di Ant-Man!...

È sempre fantastico vedere Ant-Man minuscolo nell’inquadratura, ma è necessario che in ogni inquadratura ci siano dei punti di riferimento per le sue dimensioni. Nel corso della realizzazione, abbiamo scoperto alcune cose. Per esempio, se si riprende Ant-Man in campo medio, le sue dimensioni appaiono normalissime. Eravamo sempre costretti a chiederci ‘Sembra abbastanza piccolo? Ci crediamo?’. In parte, bisogna ingannare gli spettatori facendo apparire giganteschi persino dei granelli di polvere. Quando Ant-Man è microscopico, ci sono enormi particelle di polvere che fluttuano intorno a lui. Abbiamo dovuto anche studiare cosa accade alla luce quando si è minuscoli. Per esempio, una normalissima lampada equivale a un faro luminosissimo per Ant-Man...

Le formiche sono un’altra delle cose divertenti di questo film, perché per gran parte della gente le formiche sono solo una seccatura. Bisogna ucciderle con l’insetticida, altrimenti rovinano il picnic. In questo film invece sono eroi, ed è davvero bello poter introdurre tutte queste specie diverse di formiche. Le Formiche Proiettile si trovano al quarto posto nella scala Schmidt delle punture più dolorose. La loro puntura è incredibilmente dolorosa, e nel film somigliano a dei dinosauri. Inoltre sono corazzate. Le Formiche di Fuoco, invece, sono come architetti: possono unirsi per formare ponti, zattere e cose del genere. Esistono tutte realmente e i loro poteri sono basati sulla scienza: è tutto vero...

Il rimpicciolimento apre la porta a un nuovo mondo. Quando Scott è dentro a un computer, i vari circuiti del macchinario somigliano a Tokyo di notte. Un trenino per bambini può trasportarci in un western, con i protagonisti che combattono sul tetto. In Ant-Man, per esempio, si è dovuta creare una superficie di cemento più dettagliata che mai. O ricostruire l’interno di un tubo di scarico, che nella vita di tutti giorni ha un diametro di circa quattro o cinque centimetri, e farlo somigliare alle rapide di un fiume. In una scena del film, Ant-Man si restringe e cavalca un gruppo di Formiche di Fuoco, che sono in grado di unirsi l’una all’altra per creare una sorta di zattera. Ant-Man è sulla zattera, che naviga a tutta velocità attraverso un tubo di scarico. L’acqua però non si comporta come le rapide che siamo abituati a vedere: le rapide di un fiume sono agitate e spumeggianti per via della grande quantità d’acqua. Ma l’acqua si muove molto diversamente all’interno di una piccola tubatura. La scena ha tutte le caratteristiche di una divertente scena d’azione ambientata sulle rapide, ma allo stesso tempo l’acqua si comporta in modo diverso, dando una sensazione di credibilità. È uno dei tanti piccoli tocchi che rendono questo film divertente e interessante».

 

 

La critica

 

 

Uno dei principali problemi dei tanti, forse troppi cinecomic di questi anni (e, temo, di quelli che verranno) è il fatto di prendersi quasi sempre dannatamente sul serio. Un altro, lo strapotere di un ipercinetismo fracassone e demolitorio che, purtroppo, finisce con lo schiacciare linee narrative, personaggi e psicologie. Ant-Man, che porta al cinema un personaggio minore ma per nulla da sottovalutare, aggira questi due grossi ostacoli con l’agilità che gli è propria, e rappresenta una necessaria boccata d’aria fresca per chi non ha pregiudiziali ideologiche contro i film targati Marvel o DC, ma è andato vicino al rifiuto per indigestione o è stanco degli integralismi da fanboy dei vari Comic-Con. Già da solo, il personaggio di Ant-Man – con il suo potere paradossale, e il suo indugiare in quello spazio solitamente invisibile che spazia dal piccolo all’infinitamente piccolo – aveva in sé il potenziale necessario per operare in maniera iconoclasta all’interno del mondo Marvel (e una scena in particolare, che racconta di un’incursione in un magazzino degli Avengers, lo dimostra alla perfezione), ma c’è da dire che l’esecuzione conferma queste premesse. Con tutto il rispetto per Peyton Reed – che in carriera ha firmato cose anche dignitose come Abbasso l’amore o Yes Man, ma che non è certo un autore o un regista con un segno particolarmente riconoscibile – Ant-Man porta ancora addosso, ben riconoscibile, il marchio di quell’Edgar Wright che aveva scritto il primo copione con l’amico Joe Cornish e che avrebbe dovuto dirigere il film prima di rompere con la Marvel per “divergenze creative”. È stato lo stesso Reed, infatti a confessare come idee come quella di partire da un heist movie [i film “dal colpo grosso”, con una rapina e molti soldi, ndr], di fare del rapporto tra Hank Pym e Scott Lang uno di stampo mentore/discepolo, e quella di avere come teatro dello scontro finale con il villain, il cattivo, una cameretta per bambini con tanto di trenino giocattolo (tre delle cose migliori del film, quindi) siano state di Wright e Cornish. Adam McKey e Paul Rudd, autori di successive riscritture, hanno aggiunto sicuramente quel gusto americano, più grossolano e meno anarchico, che è risultato più gradito alla Marvel, concentrandosi poi, con successo, sulla caratterizzazione ironica e antieroica dello Scott interpretato con efficacia dallo stesso Rudd. Certo, rimane il rimpianto di quel che avrebbe potuto fare Wright se fosse rimasto in capo al progetto, ma non per questo c’è da attaccare aprioristicamente un film che si dimostra capace di divertire, divertirsi e prendersi in giro, smontando la prosopopea con la quale i cinecomic presentano sé stessi. Lo si dice esplicitamente, in Ant-Man: mentre gli Avengers salvano la Terra distruggendo intere città, qui la scala è ridotta, perfino microscopica, e non poteva essere altrimenti. Ma piccolo, e chi si occupa di fisica della materia lo sa benissimo, non vuol dire irrilevante, tutt’altro. E se allora Ant-Man altro non è che la storia di padri che devono riconquistare le loro figlie e tornare a essere eroi ai loro occhi, è perché troppo spesso – nella vita come nel cinema – ci si dimentica che per salvare la situazione macro è necessario mettere in sicurezza prima quella micro: anche se a volte può sembrare ridicolo, dall’esterno. È ancora una volta la scena del confronto finale tra Ant-Man e il Calabrone (il cattivo monodimensionale e pretestuoso) a confermarlo: tanto violenti sembrano gli scontri tra i due visti in ottica mini, quanto ironica e paradossale è la scena vista dall’esterno, da una prospettiva normale. Prospettive ribaltate, sberleffi iconoclasti e ironia diffusa sono i tre pilastri su cui si basa un film che, finalmente, riporta il cinecomic alla dimensione dell’intrattenimento puro e leggero, che abbatte a colpi di ironia e sarcasmo la pesante retorica supereroica degli ultimi anni, che agli scoppi delle bombe e dei palazzi preferisce quelli di risate (Michael Peña, in questo contesto, meriterebbe un monumento) e ha il coraggio di farsi bandiera di quell’autoironia che per noi e per il cinema è in fondo la più importante e efficace delle ancore di salvezza a disposizione. Ant-Man (di)mostra infatti che il re è nudo, e svela il cinecomic per quello che è davvero anche quando tenta di darsi delle arie: e cioè anche, e per fortuna, qualcosa di cretino, di quella cretineria che il film con Rudd abbraccia felicemente e senza vergogna. Anche in questo modo, alla fine, il mondo è salvo, e con lui lo spettatore; salvo e migliore, quel tipo di mondo che ricompatta i legami, perdona gli errori e accetta con serenità una famiglia allargata con un animale domestico non esattamente tradizionale anch’esso.

FFederico Gironi, Comingsoon.it, 23 luglio 2015

 

 

 

 

 

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di John Crowley

 

 

Un film tenero, dolce e anche un po’ malinconico.

Anni ’50, la giovane Eilis lascia la natia Irlanda per gli Stati Uniti. A Brooklyn trova alloggio nella pensione della signora Kehoe, impiego in un grande magazzino e cerca l’amore. Ma dovrà fare una scelta difficile e decisiva.

Magnifica interprete: Saoirse Ronan. Un melò contemporaneo. Radici e abbandono. E gli italoamericani!

Durata: 113’.

 

 

Giovedì 2 marzo, ore 21

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